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Ovidio


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Tacito
De oratoria,22
 
originale
 
[22] Ad Ciceronem venio, cui eadem pugna cum aequalibus suis fuit, quae mihi vobiscum est. Illi enim antiquos mirabantur, ipse suorum temporum eloquentiam anteponebat; nec ulla re magis eiusdem aetatis oratores praecurrit quam iudicio. primus enim excoluit orationem, primus et verbis dilectum adhibuit et compositioni artem, locos quoque laetiores attentavit et quasdam sententias invenit, utique in iis orationibus, quas senior iam et iuxta finem vitae composuit, id est, postquam magis profecerat usuque et experimentis didicerat quod optimum dicendi genus esset. Nam priores eius orationes non carent vitiis antiquitatis: lentus est in principiis, longus in narrationibus, otiosus circa excessus; tarde commovetur, raro incalescit; pauci sensus apte et cum quodam lumine terminantur. Nihil excerpere, nihil referre possis, et velut in rudi aedificio, firmus sane paries et duraturus, sed non satis expolitus et splendens. Ego autem oratorem, sicut locupletem ac lautum patrem familiae, non eo tantum volo tecto tegi quod imbrem ac ventum arceat, sed etiam quod visum et oculos delectet; non ea solum instrui supellectile quae necessariis usibus sufficiat, sed sit in apparatu eius et aurum et gemmae, ut sumere in manus et aspicere saepius libeat. Quaedam vero procul arceantur ut iam oblitterata et olentia: nullum sit verbum velut rubigine infectum, nulli sensus tarda et inerti structura in morem annalium componantur; fugitet foedam et insulsam scurrilitatem, variet compositionem, nec omnis clausulas uno et eodem modo determinet.
 
traduzione
 
22. ?Vengo a Cicerone, che sostenne coi suoi contemporanei la stessa battaglia che io sostengo con voi. In effetti, essi ammiravano gli antichi, mentre egli preferiva l'eloquenza dei suoi tempi: e, pi? di ogni altra cosa, ? il gusto che lo distanzia dagli oratori dello stesso periodo. Cicerone fu, infatti, il primo a elaborare, sul piano dello stile, il discorso, fu il primo ad adottare un criterio nella scelta delle parole e una tecnica nella loro disposizione; si arrischi? anche in moduli pi? fioriti e invent? un particolare periodare, specie nei discorsi che compose quand'era avanti negli anni e presso la fine della vita, quando cio? aveva fatto i maggiori progressi, dopo aver appreso, con la pratica e l'esperienza, quale fosse il miglior genere di oratoria. Infatti, le sue prime orazioni non sono esenti da difetti vecchia maniera: ? lento negli esordi, prolisso nelle parti narrative, verboso nelle digressioni; tarda a commuoversi, raramente si appassiona; pochi periodi si concludono con una cadenza ritmica e si accendono, per cos? dire, di luce. Non vi ? nulla che si possa estrarre e portar via con s?; e, come in una costruzione rustica, le pareti sono s? solide e durevoli, ma non abbastanza rifinite e brillanti. Per l'oratore ? come per un padre di famiglia ricco e prospero, che non dovrebbe vivere sotto un tetto sufficiente a ripararlo dalla pioggia e dal vento, ma in grado di appagare anche la vista; e la casa non dovrebbe essere arredata solo con la suppellettile sufficiente ai bisogni essenziali, bens? anche con ornamenti d'oro e di pietre preziose, s? che gli piaccia prenderli tra le mani e guardarli e riguardarli. L'oratore eviti accuratamente certi modi come antiquati e stantii: non ci deve essere alcuna parola, per cos? dire, arrugginita, nessun periodo imbastito con una struttura pesante e rigida sullo stile degli annali; eviti la scurrilit? bassa e insulsa, stia attento a variare la composizione dei periodi e non regoli tutte le clausole su un'unica e immutabile cadenza.?
 

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